venerdì 16 dicembre 2016

Bellotto e Canaletto

Il mondo in cinemascope a Milano, Gallerie d'Italia.

di Renato Sales

Mostra Bellotto e Canaletto
La mostra “Bellotto e Canaletto. Lo stupore della luce”, che il museo di Piazza Scala, a Milano, dedica ad Antonio Canal, il Canaletto, e a suo nipote Bernardo Bellotto, si propone per lo meno tre obiettivi. Presentare, per la prima volta, quasi un terzo dei capolavori di Bellotto, altrimenti conservati in istituzioni o in collezioni private disperse nei più disparati angoli della terra. Delineare il “vedutismo veneziano”, che tanto caratterizzò il Settecento. Illustrare le ragioni che fecero di Bellotto e Canaletto i massimi esponenti di quella corrente d’avanguardia. In che modo? Attraverso “lo stupore e la luce”. 
La luce, innanzitutto. Bellotto transita dai toni freddi, azzurro tenue, grigioverdi, verdi freschi delle prime opere, sature di una luce vitrea e malinconica, con un taglio pittorico più incline alla narrazione della vita quotidiana, alla serie di Vedute di Dresda e di Pirna, eseguita per Augusto III, nella quale il colore del cielo, della pietra, dei tetti, delle cose, è rappresentato con piccole “macchie” agili e veloci, animate da toni rossi e rosso-bruni accesi. La luce della luna, in forte contrasto con le ombre, invade gli ambienti. 

E, poi, lo stupore. A differenza dello zio, Bellotto ha una resa quasi fotografica degli edifici e degli ambienti urbani, un trattamento più dinamico del cielo e dell'acqua, chiaroscuri più intensi e drammatici, oltre a una quantità assai più varia di luoghi ritratti. Le sue note e molte vedute delle varie capitali europee si distinguono per una tecnica “cinematografica” grazie a un gran numero di dettagli, che ci permettono di avere oggi un'impressione molto chiara non solo dell'architettura e delle condizioni di vita e di lavoro di allora, ma che ci fanno dire con André Breton “il meraviglioso è sempre bello, anzi, solo il meraviglioso è bello”.
Bellotto, Dresda dalla riva sinistra dell'Elba, 1748,
olio su tela, cm. 133 x 235.
La rassegna segue una traccia tematica e non cronologica delle opere. Il percorso è articolato in dieci sezioni e pone a confronto i due artisti sotto il profilo degli interessi e della tecnica. Infatti, mentre Canaletto s’impone a livello europeo grazie all'adozione geniale delle più moderne ricerche sull'ottica (è in mostra anche la “camera ottica” che egli mise a punto e utilizzò per le sue creazioni), Bellotto ne apprende in un primo tempo i segreti compositivi per poi elaborarli in seguito secondo una personale chiave interpretativa: approfondisce la prospettiva grazie a un gioco d’ombre più incisivo, ne tempera la luce e dedica maggior attenzione al particolare e al quotidiano, così come detto prima.
La mostra comprende 100 opere tra dipinti, incisioni e disegni e alcune rarità come la prima versione della Fantasia architettonica con autoritratto di Bellotto, mai esposta in Italia. La rassegna, patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal Comune di Milano, è aperta al pubblico fino al 5 marzo 2017. L’esposizione è organizzata da Intesa Sanpaolo con la curatela di Bozena Anna Kowalczyk e il coordinamento di Gianfranco Brunelli in partnership con alcuni tra i più importanti musei europei (la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, lo Zamek Kròlewski di Varsavia, il Castello Sforzesco di Milano) e si avvale della collaborazione di prestigiose istituzioni private e musei pubblici nazionali e internazionali, tra cui la Pinacoteca di Brera, il Museo di Capodimonte, il Museo Correr di Venezia, The Royal Collection, il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid, l’Hermitage di San Pietroburgo, The Metropolitan Museum of Art di New York, The J. Paul Getty Museum di Los Angeles e The National Gallery of Victoria di Melbourne.


Canaletto, Il Canal Grande con il Ponte di Rialto da sud, Venezia, 
1740 ca, olio su tela, cm. 45 x 76.