giovedì 15 giugno 2017

The Nihility Portrait

Personale dell'artista cinese Liao Pei a Roma.

di Giancarlo Arientoli


Approda a Roma la mostra The Nihility Portrait della giovane artista cinese Liao Pei. Una mostra intensa e introspettiva, "rappresentazione artistica di una teoria filosofica sul tempo, sul sé e sull'immagine", come ci dice la stessa artista. Sono molte le domande alle quali cerca risposte attraverso la sua indagine artistica e che di rimando pone all'osservatore; "Perché esistiamo? Da quando, e quando è nato l'universo? È questa dimensione fisica in cui esistiamo solo un'ombra insignificante di quella virtuale? C'è solo uno specchio tra l'altro Io nel tempo virtuale e il vero Io?". Domande che non sfociano in un pessimismo assoluto ma che trovano, nel fatto stesso di cercare risposte, una via oltre quel nulla esistenzialistico, oltre quell'oblio dell'essere, a cui sembrano condannare l'artista.

Nel momento stesso in cui queste domande originano vi è anche l'annuncio di un loro possibile superamento, un segno di forza che spinge in direzione opposta della decadenza, attraverso una percorso artistico mai disgiunto da una percorso spirituale. Per lo stesso Nietzsche, il superamento del nichilismo poteva avvenire soltanto con un'attività di tipo estetico, inventivo. E quella di Liao Pei lo è. 

Soprattutto la categoria del tempo sembra essere il grande cruccio dell'artista, un "tempo indipendente dalla nostra esistenza e comprensione, come le due estremità di una corda che non ha inizio ne fine.. siamo tutti immagini fisiche incidentali su ogni punto della corda.. siamo sul punto delle nostre memorie..". In queste memorie sedimentano i frammenti della nostra esistenza ed è compito precipuo dell'artista ricomporli; è compito dell'artista viaggiare nel tempo sino alle memorie più remote dove cogliere, grazie ad una profonda introspezione, "la propria immagine spirituale distaccata dalla carne". 

Sono questi frammenti di memorie che sedimentano anche nelle sue opere, mai complete come non possono mai esserlo i frammenti. "Pertanto, i soggetti dei suoi dipinti sono in parte nascosti e in parte visibili e difficili da riconoscere" come scrive di lei Lizi, pieni di "aurea gotica" e  riflettono un "desiderio di divinità", tanto "attraenti" quanto lo è la stessa Liao Pei. E non possiamo che concordare.

La mostra, curata da Nicolina Bianchi, organizzata da Segni d'Arte con la collaborazione del maestro Ma Lin e allestita presso la Borgo Arte Gallery di Roma, Borgo Vittorio 25, a due passi dal Vaticano, sarà visitabile dal 27 giugno, giorno del vernissage, al 10 luglio 2017.