lunedì 17 ottobre 2016

Il paesaggio interiore secondo Hopper

Al Complesso del Vittoriano la mostra del grande artista americano.

di Renato Sales

Self Portrait (1903 -1906)
Olio su tela cm 65,9 x 56,2
Whitney Museum, New York
La domanda che ci si pone di fronte alle opere di Edward Hopper è se la sua produzione artistica sia pittura d’espressione o pittura d’evasione: di sicuro, chiunque ne osservi un dipinto lo fa con l’intento di evadere dalla propria personale realtà. Si può anche discutere sulla qualità del sogno indotto, ma la catarsi che innesca è necessaria e funzionale: ogni uomo ha bisogno di fuggire dal ritmo mortale dei suoi pensieri e tutto ciò che dà piacere (che sia un saggio di Benedetto Croce o un pamphlet di Walter Lippmann), se dà piacere, costituisce evasione. Hopper non è da meno.
Al geniale pittore statunitense, Roma dedica una grande esposizione nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. In mostra, fino al 12 febbraio 2017, sessanta capolavori realizzati tra il 1902 e il 1960 suddivisi in sei sezioni, che raccolgono ritratti, paesaggi, disegni preparatori, incisioni, oli e acquerelli.
Il tema della solitudine è il filo rosso dell’intero suo universo espressivo ed è anche per così dire il walking bass di questa ben congegnata, singolarmente suggestiva, retrospettiva romana.

L’artista di Nyack ha mescolato nella sua opera la dimensione reale e quella immaginaria, dando impulso a quel particolare stile della pittura yankee definito "realismo magico". Tendenza che lo rese il caposcuola degli artisti che dipingevano la "scena americana" della prima metà del Novecento. Caposcuola perché ha accentrato in sé ogni caratteristica e l’ha espressa alla massima potenza. 

Summer Interior (1909)
Olio su tela cm 61,6 x 64,1
Whitney Museum, New York
Ma Hopper non è solo visione onirica, è anche indagine dell’inconscio e dei lati oscuri dell’esistenza come in Summer Interior (Interno d’estate, 1909), New York Interior (Interno a New York, 1921) ecc. La base emotiva delle sue opere è costituita dalla quotidianità della vita vissuta, ma in situazioni irreali e vagamente misteriose: pompe di benzina deserte, Study for Gas (Studio per benzina, un carboncino e gessetto bianco del 1940), binari arrugginiti che attraversano i prati, fari isolati sulla collina, case affacciate in riva al mare (Cape Cod Sunset), caffè deserti in cui ogni cliente è assorto nel proprio isolamento, con risultati vicini alla pittura metafisica di De Chirico. In questo senso, Le Bistro or The Wine Shop e Soir Bleu sono opere esemplari, in particolare quest’ultima, un dipinto di quasi due metri, che risulta atipico rispetto alla produzione usuale di Hopper, e che sarà possibile ammirare in via del tutto eccezionale.

South Caroline Morning (1955)
Olio su tela cm 77,2 x 102,2
Whitney Museum, New York
La base tecnica all'origine dei suoi quadri non è la riproduzione dal vivo, ma nasce da una ricostruzione mentale, che accosta elementi osservati in tempi e in luoghi diversi. “Non dipingo quello che vedo - soleva ripetere - ma quello che provo”. Hopper ritrae zone d'ombra e di luce opalescente e gioca sul contrasto fra la luce naturale del sole, che suggerisce un'ora del giorno, e le composizioni che rivelano invece un'atmosfera sospesa. Si pensi a Second Story Sunligh (Secondo piano al sole, 1960) o a South Carolina Morning (Mattino in South Carolina, 1955).
Ma tutto questo, a nostro avviso, non basta. Il mondo rappresentato da Hopper è fatto di strade buie o di angoli accecati da una luce violenta e soffocante, un mondo in cui nessuno può essere sicuro, un mondo saturo di sentimenti clandestini e censurati, eppure è un mondo in movimento, pieno di sapida curiosità e di trepida incertezza.

Allora, in chiusura, l’altra domanda che ci si pone è: Hopper è un classico? Classico, per definizione, è l’opera che esaurisce tutte le possibilità della forma, e non può essere superata. Nessuno, sia esso scultore, pittore, o puro letterato, ci è ancora giunto. Qualcuno, pochi, ci sono passati vicino. Hopper, senza alcun dubbio, è tra questi.


Edward Hopper. 
Dal 1 ottobre 2016 al 12 febbraio 2017 al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini. Mostra realizzata sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York.

Soir Bleu (1914), Olio su tela cm 91,8 x 192,7 - Whitney Museum of American Art, New York